Replying to Beppe Marotta alla Juventus
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Bartoxxx_013™Posted: 20/5/2010, 11:38
Il saluto di Marotta: «Ho vissuto otto anni splendidi»


L'ormai ex amministratore delegato blucerchiato è visibilmente commosso nel giorno del suo commiato: «Insieme siamo riusciti a costruire una squadra partita dalla B e giunta a conquistare la Champions League».

Il freddo Kissinger ha le lacrime agli occhi. È arrivato il momento dell'addio, o dell'arrivederci come egli stesso ha voluto augurarsi. Dal maggio del 2002 al maggio del 2010, dopo otto anni di Sampdoria, Beppe Marotta saluta tutti. Ha voluto farlo in modo sobrio e informale, in una conferenza mattutina allo Starhotel President di Brignole. Ai piedi della sede di Corte Lambruschini e nel teatro di innumerevoli presentazioni, il direttore non può far altro che commuoversi. Spende parole per la stampa, i tifosi («Mi hanno voluto bene, avrò per lo loro stima e riconoscenza») e la squadra invisibile di suoi collaboratori, ma soprattutto per la proprietà. «Ringrazio la famiglia Garrone che mi ha permesso di vivere otto anni splendidi - attacca l'ormai ex amministratore delegato e direttore generale blucerchiato -, anni in cui ho acquisito un'esperienza tanto ampia e importante. È grazie a loro che oggi posso definirmi, e non lo dico per presunzione, un dirigente preparato. Non nascondo di aver ricevuto numerose offerte in questo lungo periodo, da società di altissimo livello, le ultime da Napoli e Palermo, ma le ho sempre rifiutate perché la Sampdoria l'ho sempre ritenuta tale: una grande società».

Una società cresciuta anche grazie al suo apporto. Il bilancio, è indubbio, resta straordinario.
«Ho avuto ampia delega e la possibilità di lavorare in piena autonomia; insieme siamo riusciti a costruire una squadra partita da quel maledetto Sampdoria-Crotone 0-2 e giunta a conquistare la Champions League. Mi ricordo che quando arrivai da una società di Serie A come l'Atalanta, mi ritrovai in una realtà con un piede e mezzo in Serie C. Fu quello il momento più difficile della mia esperienza, ma riuscimmo a superarlo capovolgendo una situazione apparentemente compromessa. E, alla fine, siamo arrivati sin qui, a un quarto posto che vale come uno Scudetto; siamo arrivati a oggi, a questa conferenza stampa con cui finisce un ciclo».

Un ciclo lungo e ricco di successi. Perché si è arrivati a questa conclusione?

«È stato un ciclo non usuale per il mondo del calcio, una situazione particolare. Non avrei mai immaginato di rimanere otto anni nelle stessa società, di solito si resta al massimo tre-quattro anni; ma i cicli, si sa, finiscono. Il mio finisce perché negli ultimi tempi ho avuto segnali in questa direzione, segnali che la mia esperienza volgesse al termine. Lo dico francamente: se non avessi accettato la proposta della Juventus, mi sarei preso un anno sabbatico dopo trentadue ininterrotti di lavoro. Invece, dopo che l'anno scorso avevo preferito rimanere, è arrivata questa opportunità e la mia esperienza la metterò al servizio di un'altra causa».

Quanto le costa, emotivamente, andare via in questo momento trionfale?

«Mi dispiace non poter sentire l'inno della Champions, nei miei sogni c'era anche questo, ma giustamente il presidente ha deciso di portare avanti situazioni diverse e io ho fatto un passo indietro, con il massimo rispetto per Garrone e la sua famiglia. D'altro canto, questo è il mondo del lavoro, sono situazioni all'ordine del giorno. Dopo otto anni, era giusto guardarsi in faccia e mettere in atto alcune trasformazioni: dal punto di vista del manager può esserci un calo di motivazioni, dall'altro un cambiamento di impostazioni».

Può avere influito in questo senso il caso-Cassano scoppiato cinque mesi or sono?

«No, di sicuro, la mia partenza non è figlia di questa questione. Sono orgoglioso di aver proposto io alla società l'acquisto di Cassano, consapevole dei suoi pregi e dei suoi difetti. È stata un'esperienza positiva, che ha vissuto alcune turbolenze, proprio come in tutte le migliori famiglie. A gennaio, l'allenatore ha fatto una scelta per il bene della Sampdoria: è stata un'esclusione tecnico-tattica e agonistica, dinamica tipica all'interno di una squadra. E la riprova della bontà della scelta di Del Neri è stata data da domenica da Antonio in persona».

A proposito di Del Neri, pare che alla Juventus vogliano insediare una colonia blucerchiata. Lei cosa si sente di rispondere a queste voci?

«Mi hanno sempre consigliato di portare via minori risorse umane possibili. E, in questo senso, a parte un collaboratore, non ho portato con me nessun altro, anche perché non intendo passare per colui che saccheggia la società da dove viene. In questo senso, l'approdo di Del Neri alla Juventus esula dal mio discorso: quest'anno ha dimostrato di essere uno dei migliori allenatori d'Italia e d'Europa e la sua candidatura è stata decisa dall'intero Cda bianconero. Per quel che riguarda i calciatori, posso assicurare che non è assolutissimamente mia intenzione intraprendere azioni di disturbo per creare problemi alla Sampdoria. Esiste un'ossatura di squadra straordinaria ed è giusto che questo patrimonio venga difeso».

Un patrimonio che lei ha contribuito a creare. C'è qualcosa che avrebbe voluto e non è riuscito a fare?

«Si vorrebbe sempre fare di più, di cose positive ne abbiamo fatte tante. Ma ci tengo a sottolineare di come abbiamo impostato un settore giovanile ex novo, col quale abbiamo ottenuto numerosi successi e a cui il presidente Garrone si sta adoperando per regalare un centro sportivo adeguato. Penso, ad esempio, che qui siamo partiti senza nemmeno un calciatore, Flachi aveva già firmato un pre-contratto col Monaco e invece abbiamo messo in piedi rose sempre competitive. Abbiamo seminato molto e ne stiamo raccogliendo i frutti: la crescita di Poli, Marilungo, Fiorillo, Bianco è sotto gli occhi di tutti e si tratta di un segnale fortissimo su cui si basa la crescita della Sampdoria».

Sampdoria che farà affidamento su due nuove figure professionali quali Sergio Gasparin e Doriano Tosi. Che ne pensa?

«Si tratta di due dirigenti validi, persone che conosco visto che nel calcio ci si conosce tutti. Ho la speranza e la certezza che il trend positivo possa continuare. Il binomio Gasparin-Tosi può garantire professionalità e competenza. La strada è tracciata e il futuro blucerchiato lo vedo sereno».

Cosa augura per i colori blucerchiati?

«In questo momento di festa perché di festa si tratta, auguro alla Sampdoria di proseguire sulla strada tracciata in questi anni. Invito nel contempo i tifosi a stare vicini alla proprietà e a comprendere pienamente quanto sia importante avere alle spalle una società così forte».

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