S. Gasparin (DG) e D. Tosi (DS) alla Sampdoria

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Bartoxxx_013™
view post Posted on 20/5/2010, 11:44 by: Bartoxxx_013™




Cambio al vertice dei quadri dirigenziali di Corte Lambruschini. Dopo otto lunghi ed intensi anni Giuseppe Marotta lascia la Samp, al pari del Coordinatore Osservatori Fabio Paratici. Arrivano in blucerchiato Sergio Gasparin, nel ruolo di Direttore Generale dell'U.C. Sampdoria S.p.a., e Doriano Tosi in qualità di Direttore Sportivo. Giovedì 20 e venerdì 21 maggio prossimi i due nuovi quadri dirigenziali verranno presentati alla stampa. Il comunicato:
http://www.sampdoria.it/images/stories/com...irigenziali.pdf

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Sergio Gasparin, l'uomo di mondo venuto dal basso

Calciatore, arbitro, allenatore, dalla provincia veneta e dai turni in fabbrica alle multinazionali, dal Vicenza dei miracoli e all'avventura oltremanica controllando in contemporanea quattro società di calcio di altrettanti paesi differenti. Ecco chi è il nuovo direttore generale dell'U.C. Sampdoria.

Che tu gli dica benvegnù o welcome o bienvenue o bienvenidos, Sergio Gasparin ti risponderà con un sorriso. È uomo di mondo, lui. Uomo venuto dal basso, dalla provincia veneta e dai turni in fabbrica; uomo divenuto direttore di multinazionali ed emigrato oltremanica a controllare in contemporanea quattro società di calcio di altrettanti paesi differenti. Un uomo colto e raffinato, nato sotto il segno dei Pesci, che il proprio percorso se l’è tracciato da solo, con laboriosità e abnegazione. I sacrifici - quelli veri - a volte non portano a nulla; Sergio Gasparin, invece, l’hanno portato a occupare la poltrona di direttore generale della Sampdoria di Riccardo Garrone, appena sbarcata in Champions League. Toccherà a lui, 58 anni, amante dell’arte contemporanea e fresco dimissionario dall’Udinese, raccogliere la pesante eredità di Beppe Marotta e provare a riportare i colori blucerchiati nell’elite del football continentale.

Virtù. Un po’ come per il neocollega Tosi, anche Gasparin non è nome nuovo alle orecchie degli appassionati doriani. Una quindicina d’anni fa o giù di lì, Enrico Mantovani s’interessò a quel riccioluto artefice del Vicenza dei miracoli. Non se ne fece nulla, ma già allora si parlava e si scriveva di competenza abbinata a serietà. Virtù, queste, imparate sul campo - attraverso un iter piuttosto anomalo: da modesto calciatore, ad arbitro ed allenatore - e in azienda. Dal 1971 al 1985, Gasparin lavora a Schio, nell’industria meccanica De Pretto Escher Wiss. Qui l’ascesa è notevole: in meno di quindici anni, da semplice operaio diviene vicedirettore del personale . Si trasferisce poi per cinque anni al Gruppo Lowara - multinazionale americana nel settore elettromeccanico - di Montecchio Maggiore con mansioni di direttore centrale sviluppo.

Mister. Intanto, il cammino in panchina prende il via con una squadra di Giovanissimi Regionali che, coltivata negli anni, raggiunge il campionato di Promozione. Il patentino di Terza Categoria arriva nel ’78, quello di Seconda nell’84. Proprio in Promozione, coi dilettanti del Thiene, mister Gasparin firma una sorta di record. Stagione 1987-88: 17 vittorie nelle “prime” 17 partite di campionato da quelle parti se le ricordano ancora oggi. In precedenza campionati vinti a Bassano del Grappa e Castelfranco e la guida della Rappresentativa del Veneto - con cui conquista il titolo nazionale -; step fondamentali, questi, prima del salto decisivo.

Svolta. La svolta avviene nel 1989. Fino a quel momento, nella vita di Sergio Gasparin, il calcio rimaneva “solo” un hobby importante. La chiamata del Vicenza di Pieraldo Dalle Carbonare - imprenditore tessile, già calciatore e presidente del Thiene - gli consentono di coniugare managerialità e passione sportiva nell’universo professionistico. Non più tecnico bensì direttore generale e amministratore delegato: per il diretto interessato un sogno che s’avvera; per i biancorossi una scelta provvidenziale. Con Gasparin in cabina di regia, i vicentini, sul campo, perdono poco e nulla. Anzi: cominciano a vincere.

Scalata. Nel 1992/93, con Renzo Ulivieri, il “Menti” rivede la B; nel 1994/95, con Francesco Guidolin, può toccare con mano la Serie A, sedici anni dopo l’ultima volta. L’apporto tecnico e amministrativo di Gasparin assume un ruolo fondamentale nella scalata al successo della società veneta. Capitan Lopez, i terzini Sartor e D’Ignazio, i mediani Di Carlo e Viviani, l’esterno Maurizio Rossi, il bomber Murgita rappresentano l’ossatura di una formazione capace di non sfigurare nemmeno nel massimo campionato; ossatura arricchita da acquisti italiani di rilievo - il portiere Mondini, Maini, Ambrosetti - e un tris di stranieri di assoluta qualità: lo svedese Björklund e la coppia uruguayana Mendez-Otero. Al primo colpo, infatti, è subito nono posto.

Miracoli. Sono i due anni successivi, gli ultimi biancorossi di Gasparin alla fine degli anni novanta, a rivitalizzare appieno una piazza orfana di grande calcio da quasi un ventennio. Dopo 10 giornate della Serie A ’96/97, il Vicenza dei miracoli è primo solitario in classifica: è un fuoco di paglia, certo, fantastico però per tutte le componenti del club, che in quel momento - con le note vicissitudini del patron Dalle Carbonare - vive mesi d’apprensione. La squadra sul campo non sembra però patire le noie societarie: in finale contro il Napoli arriva la prima Coppa Italia della storia e l’anno dopo - grazie a uno straordinario Luiso - sfiora una storica finalissima di Coppa delle Coppe, svanita negli ultimi minuti della gara col Chelsea a "Stamford Bridge".

Director e Venezia. Malgrado il sogno europeo andato in fumo per un soffio, il Regno Unito resta sulla strada del Vicenza - retrocesso la stagione successiva - e di Gasparin. La finanziaria londinese Enic acquista il pacchetto di maggioranza della società veneta e il direttore, nell’anno 1999/00, viene messo a capo di un progetto ad ampio respiro, assumendo la carica di football director. Dal suo ufficio di Londra, oltre al Vicenza che torna subito in massima serie, Gasparin controlla Aek Atene, Basilea e Slavia Praga, ottenendo risultati importanti. Risultati che non passano inosservati e che inducono il presidente del Venezia Zamparini a desiderarlo in Laguna. L’esperienza veneziana, cominciata trionfalmente con una promozione in serie A targata Prandelli (2000/01), prende una brutta piega con la retrocessione dell’anno successivo e con la decisione di vendere la società da parte del presidente, conseguente all’impossibilità di dotare gli arancioneroverdi di un nuovo stadio sulla terraferma.

Vicenza-bis e Messina. Zamparini, allora, decide di emigrare a Palermo, mentre Gasparin torna al primo amore. Fino al 2006, infatti, si dedica esclusivamente al Vicenza, attestatosi su un livello di media Serie B, adoperandosi per trovare un acquirente al club biancorosso e gestire il passaggio di proprietà, dagli azionisti inglesi ad un gruppo vicentino. Una volta portata a termine questa missione si trasferisce in Sicilia: ad accoglierlo il Messina dei Franza; una società reduce da due terribili retrocessioni consecutive e con dei seri problemi finanziari. Campionato di media classifica in cadetteria e decisione da parte della famiglia Franza di non dar seguito all’iscrizione della squadra nell’annata successiva con conseguente addio del direttore nell’estate del 2008.

Benvenuto. Dopo dodici mesi dedicati all’attività di consulente direzionale per varie aziende , Gasparin torna in pista come direttore generale e amministratore delegato dell’Udinese, rimasta orfana di Leonardi. Nell’unico anno in Friuli, si conferma dirigente presente, minuzioso e attento al particolare, riorganizzando la società bianconera. In sede - confidano - è il primo ad entrare e l’ultimo ad uscire. Manager di successo, professionale e competente, veneto laborioso e cittadino del mondo: anche la Sampdoria imparerà a conoscerlo. Benvegnù, welcome, bienvenue, bienvenidos, direttore Gasparin.

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