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| Parla il neopreparatore dei portieri, passato quest’estate dalle giovanili allo staff di Del Neri: «Un bel salto, ma i ragazzi mi seguono e mi stanno dando soddisfazioni».
Dai piccoli ai grandi, in punta di piedi e senza proclami. Com’è nel suo stile schivo e riservato, da gigante dai modi un po’ burberi, ma buono nell’animo. Quarantanove anni, grossetano di Porto Ercole, Guido Bistazzoni, nuovo - si fa per dire - preparatore dei portieri della Sampdoria, è soddisfatto e fiducioso al termine della prima parte del suo primo ritiro. Dall’alto dei suoi 192 centimetri e delle sue 112 presenze blucerchiate (dall’80 all’83 e dall’86 all’89), di lui, del suo operato, ci si può fidare ad occhi chiusi. «Si è trattato di un bel salto - principia Bistazzoni -, un passaggio importante, che comporta maggiori responsabilità. C’è una Serie A da affrontare e io, dal mio punto di vista, cercherò di mettere la buona dose di esperienza maturata in 16 anni da allenatore».
Cambia qualcosa nei metodi di allenamento rispetto a quelli del vivaio? «Sì, certo. Il lavoro cambia, a livello di settore giovanile devi cercare di fare crescere i ragazzi, di insegnar loro i primi rudimenti. Qui in prima squadra si sviluppa invece un metodo diverso, si lavora in primis sulla forma e si cerca di togliere vecchi automatismi poco adatti al calcio moderno. Quando si difende alto, a quattro, come si farà con Del Neri, serve coraggio e personalità. Occorre che il portiere diventi una sorta di libero vecchio stampo, che intervenga in uscita non appena vengono buttate in area palle alte, cross, traversoni. L’importante è cercare di prevenire l’azione e così parti avvantaggiato».
È un calcio diverso da quello dei suoi tempi? «Beh, sicuramente. Il calcio è cambiato completamente negli ultimi anni. Ora bisogna essere svegli e reattivi e, ripeto, serve coraggio, altrimenti non fai il portiere».
Coraggio che forse manca ai portieri italiani, visto il pullulare di estremi difensori stranieri… «Penso che, nonostante i tanti stranieri nel nostro campionato, la scuola italiana sia sempre la numero uno. Marchetti, ad esempio, l’anno scorso al Cagliari ha intuito dove doveva stare, ha capito i movimenti giusti e ha fatto un campionato stupendo. Si dice che manchi un erede di Buffon ma credo che alle sue spalle ci siano tanti buoni portieri giovani. Consigli e Fiorillo sono due di questi, hanno tutto per crescere e per mettersi in mostra».
Per quanto riguarda Fiorillo, toccherà di nuovo a lei aiutarlo in questa crescita. «Sono felice di averlo ritrovato in prima squadra dopo 7 anni nelle giovanili e di poterlo allenare ancora. Vincenzo ha grandi potenzialità, bisogna farlo crescere con tranquillità, fargli acquisire sicurezza. Con Castellazzi, che è un buonissimo portiere, lavorerà per migliorarsi. Senza dimenticare Guardalben, arrivato con entusiasmo, grande voglia di fare e già prodigo di consigli. Diciamo che, in qu...Read the whole post...
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