Domenico Di Carlo, nuovo allenatore della Sampdoria

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Corradoriano 1946
view post Posted on 1/6/2010, 16:37




Mimmo Di Carlo, l'uomo che sognava il blucerchiato


mercoledì 26 maggio 2010
L’ex tecnico di Mantova, Parma e Chievo è il successore di Del Neri sulla panchina della Sampdoria che si appresta a disputare i preliminari di Champions League.

Ogni volta che metteva piede sul prato spelacchiato di Marassi, si guardava attorno e cominciava a fantasticare. Al fischio d’inizio si concentrava giocoforza sulla partita e, prodigo di urlacci e consigli, dava tutto per i suoi undici ragazzi. In sala stampa poi, a caldo, nel post-partita, non perdeva occasione per ribadirlo: «Allenare la Sampdoria sarebbe l’avverarsi di un sogno». Non era certo piaggeria. Più appropriato definirla schiettezza o, meglio ancora, ambizione. Domenico Di Carlo, per tutti Mimmo, è così. Non ama girarci attorno, va sempre dritto al punto. E, alla fine, ottiene ciò che si era prefissato, spesso e volentieri anche qualcosa di più.

Pronto. Lo dice il suo breve ma intenso curriculum da tecnico professionista, che in questa soleggiata giornata di maggio l’ha portato ufficialmente a raccogliere l’eredità di Gigi Del Neri e a prendere in mano il timone della barca blucerchiata pronta a salpare verso orizzonti a dodici stelle. Per lui garantisce la nuova coppia societaria, il d.g. Gasparin, suo amico e mentore nel Vicenza dei miracoli, e il d.s. Tosi, esperto e appassionato dirigente di campo, ovviamente col beneplacito del presidente Garrone. A 46 anni, Mimmo Di Carlo è pronto per il grande salto: il nuovo vestito a tinte blucerchiate sarà tagliato, cucito e confezionato su misura per l’uomo di Cassino.

Tappe. Ostinazione ciociara, concretezza vicentina. La terra d’origine e quella d’adozione. Soltanto a sentire il suo particolarissimo accento capisci cosa rappresentino per Di Carlo Cassino e Vicenza. La prima tappa, quella dove tutto partì, e l’ultima, prima di cominciare la vera e propria scalata in panchina. Mediano di grinta e sostanza, Mimmo comincia a fare sul serio proprio nel Cassino, dove si mette in luce prima in C2 poi in Interregionale. Nell’81, a soli 17 anni, viene acquistato dal Treviso (C1). Como, ancora Treviso, Ternana e Palermo - dove si merita la fascia di capitano - le altre destinazioni antecedenti a quel 1990 che gli ha cambiato la vita.

Favola. Nove stagioni, quasi 300 presenze totali. Dei biancorossi, Di Carlo è un punto fermo sin dalla prima stagione. Frangiflutti davanti alla difesa, pochi gol e tanto cuore, diviene leader, pilastro del Vicenza allestito con sagacia da Sergio Gasparin, che con Ulivieri ritrova la Serie B (’92/93) e con Guidolin centra addirittura la Serie A (’94/95). Esordiente nel massimo campionato a 31 anni, la favola berica non si ferma lì: il 29 maggio ’97, il buon Mimmo - idolo della Curva Sud, sempre meno capelli ma sempre più esperienza - solleva nel cielo del “Romeo Menti” la Coppa Italia. Con la coccarda tricolore sul petto, la fascia al braccio e la fama di mister in campo arriva a sfiorare la finale di Coppa Coppe ’98. La sconfitta contro il Chelsea (3-1 a Londra) equivale alla fine di un idillio, prima del ’99 che significa retrocessione e addio.

Panchina. In realtà, si tratta soltanto di un arrivederci. Dopo fugaci esperienze a Lecce, Livorno e Bressanone, Di Carlo torna a Vicenza con un patentino da allenatore. Il corso a Coverciano lo vede primeggiare su tutti con una tesi sul movimento senza palla degli attaccanti e sui calci piazzati. Il suo percorso in panchina inizia nel 2002 con la Primavera biancorossa e prosegue con la chiamata del Mantova di Alberto Castagnaro. Il mister raccoglie la sfida di partire dal basso della C2 e comincia a fare sul serio. Marchio di fabbrica è il 4-4-2 e, al primo colpo, è subito promozione: le premesse non sembrano esaltanti, ma con l’arrivo della primavera i virgiliani inanellano una serie impressionante di successi che li mantiene in vetta fino all’ultima giornata. Passato nelle mani dell’eccentrico e ambizioso Fabrizio Lori, la società biancorossa torna in C1 a distanza di 11 anni ma Di Carlo sa di poter stupire ancora.

Ascesa. Passando per gli spareggi, il 19 maggio 2005, il Mantova torna in Serie B, a distanza di 32 anni dall’ultima volta. Sulle ali dell’entusiasmo, grazie ai sostanziosi investimenti della proprietà e, soprattutto, alle indiscusse capacità del mister, l’ascesa può continuare. Ma - un po’ come per il suo Vicenza -, il sogno si blocca sul più bello. Al termine di un campionato cadetto (2005/06) da favola il “Delle Alpi” si trasforma in “Stamford Bridge”: è ancora un 3-1 a ridimensionare le ambizioni di Di Carlo e soci, che, contro il Toro, ai supplementari della finale play-off, perdono immeritatamente il treno della Serie A.

A amara. Accarezzata la terza promozione in altrettanti campionati, l’impresa non va in porto nemmeno l’anno successivo, concluso all’ottavo posto ma con la soddisfazione di aver messo sotto nell’ordine Juventus, Napoli e Genoa, regine indiscusse del campionato. L’operato del mister ciociaro - e del suo nuovo vice ed ex compagno vicentino Roberto Murgita - resta comunque sotto gli occhi di tutti. Nell’estate del 2007, il neo-patron del Parma Tommaso Ghirardi si convince ad affidargli la panchina dei ducali. Anche per colpa di qualche infortunio di troppo e di alcuni torti arbitrali, l’impatto con la nuova realtà non è dei migliori sotto il profilo dei risultati. I crociati vivono una stagione altalenante - che, per il mister, sarà amara ma comunque formativa - e la sconfitta casalinga contro la Sampdoria del 9 marzo 2008 costa a Di Carlo il sollevamento dall’incarico.

Miracolo. Da un esonero che brucia a un ingresso in corsa il passo è - come logico - molto breve. Un tecnico come Mimmo Di Carlo non può rimanere a spasso. E così, dopo soli otto mesi da disoccupato trascorsi ad affinare i propri metodi, documentandosi e confrontandosi con altre realtà, il Chievo lo ingaggia per risollevare le proprie sorti. La salvezza sembra un miraggio: tre sconfitte consecutive all’esordio allontanano i gialloblù del presidente Campedelli dalla Serie A, ma un finale di stagione strepitoso conduce dritti dritti al miracolo. I veronesi, ultimi a due mesi e mezzo dal termine, si salvano con una giornata d’anticipo ed esaltano giustamente il proprio allenatore.

Conferma. Saldissimo al comando clivense, nell’ultima stagione, Di Carlo porta avanti il suo progetto. Il modulo cambia rispetto alle origini: dietro alle due punte il calvo tecnico laziale schiera un trequartista, supportato da una mediana a tre; la difesa a quattro invece - eccezion fatta per un’apparizione a tre in quel di Siena - resta un caposaldo, che porta Sorrentino e compagni a subire soltanto 42 gol - 8 in più dell’Inter Campione d’Italia - e, soprattutto, a un’altra salvezza, stavolta conquistata in carrozza, con estrema tranquillità. Duttile, preparato, competente, una visione non dogmatica del proprio mestiere. Mimmo Di Carlo è l’uomo giusto; l’uomo che, proprio nell’anno della Champions League, fa al caso della panchina blucerchiata. Mister, apra gli occhi: è tutto vero.

Domenico Di Carlo: la scheda

Luogo e data di nascita: Cassino (Frosinone), 23/03/1964

Carriera da calciatore: Cassino (1979/81), Treviso (1981/82), Como (1982/84), Treviso (1984/86), Ternana (1986/87), Palermo (1987/90), Vicenza (1990/99), Lecce (1999/00), Livorno (2000/01), Südtirol-Alto Adige (2001).

Stagione Squadra
2009/10 Chievo (A)
Nov. 08 Chievo (A)
2007/08 Parma (A)
2006/07 Mantova (B)
2005/06 Mantova (B)
2004/05 Mantova (C1)
2003/04 Mantova (C2)
2002/03 Vicenza (Primavera)

www.sampdoria.it/index.php?option=c...=6472&Itemid=38

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